Palatinum Club

Attività

VISITA ALLA VILLA DEI QUINTILI

di Roberto Alessandrini

Muniti di Appia Card, che al solo costo di dieci euro permette di visitare numerosi luoghi archeologici tra la Via Appia Antica e la Via Latina, ci siamo diretti questa volta alla Villa dei Quintili, posta tra la Via Appia Nuova, dove si trova l’attuale ingresso al numero 1092, e la Via Appia Antica, dove si trovava quello originale al V miglio, le cui imponenti emergenze sono visibili già da lontano.

Era questa la villa suburbana più estesa e sontuosa nei dintorni di Roma, quasi una piccola città, tanto grandiosa da suscitare l’invidia dell’imperatore Commodo (177-192) che, vero o falso, accusò di cospirazione e condannò a morte i due fratelli Sesto Quintilio Condiano e Sestio Quintilio Valerio Massimo, di nobilissime origini, impadronendosi della villa, che passò così al demanio imperiale e fu frequentata da vari imperatori, tra cui Settimio Severo, che consolidò e innalzò le strutture delle Terme.

Un gentile custode ci ha prima descritto la chiara mappa del sito posta all’ingresso, quindi ci ha introdotti al piccolo ma prezioso Antiquarium, dove abbiamo potuto constatare la ricchezza delle decorazioni scultoree e dei rivestimenti di tarsie di marmi provenienti da tutto l’Impero, di composizione geometrica quelli pavimentali, mistilinea quelli parietali, raffinatissimi, con fregi vegetali e scene figurate. Molto ben rappresentata è la sfera religiosa, sia quella tradizionale, con una statua grandiosa di Giove posta al centro della sala e altre di Apollo, Diana, Mercurio e Bacco, sia quella di provenienza orientale, con statuine o frammenti di Iside, Astarte, Artemide Efesia e Mithra.

Dopo una breve introduzione tenuta da Roberto Alessandrini e da Romano Del Valli, insieme a contributi di vari altri appassionati, ci siamo incamminati per la breve salita che ci ha portato all’interno della villa, di cui si percepisce l’originaria suddivisione tra parte di rappresentanza, terme e parte privata. Ancora in loco, protetti dai crolli che li hanno resi successivamente invisibili, si possono ora vedere resti di lastre marmoree di rivestimento parietale, bei mosaici pavimentali situati in piccole stanze e splendide composizioni geometriche a tarsie marmoree (opus sectile) nei pavimenti dei locali destinati a riunioni e in particolare in quello del frigidarium delle Terme, quasi interamente conservato. Non mancano i resti ben visibili di un teatro e di un grande recinto di forma ellittica, utilizzato prima come palestra e poi come viridario. Non ancora scavati rimangono i resti di un circo, oggi sepolto in proprietà privata, ma identificabile attraverso la parte visibile dei carceres, la linea di partenza dei carri.

Data la vastità della villa, con un’altra piccola passeggiata abbiamo raggiunto le rovine del ninfeo monumentale che si trovava all’ingresso di essa, ora separato dalla pubblica viabilità dell’Appia Antica, in parte alterato dalle costruzioni aggiunte in epoca medievale. Dopo aver visto anche i resti di due cisterne e di un piccolo acquedotto che alimentava la villa, derivato dall’Aqua Marcia, ci siamo diretti verso l’uscita, palesemente soddisfatti per la bella visita ed un bel sole primaverile, contrariamente alle previsioni del tempo non del tutto confortanti. Soprattutto chi non aveva mai effettuato la visita della villa è rimasto colpito per la grandiosità inaspettata di questi resti e per la grandi capacità costruttive e decorative dei nostri sapienti predecessori, applicate anche per la realizzazione di un impianto privato.

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