Palatinum Club

Conviviali

“LA MUSICA CLASSICA NAPOLETANA”

di Roberto Alessandrini

In occasione dell’ultima conviviale prima dell’estate, abbiamo avuto il privilegio di ascoltare le esecuzioni di un virtuoso che, o non comprende di esserlo, o è persona di grande modestia. Il nostro ospite Vito Plances, invitato dal Presidente Roberto Alessandrini, è un appassionato dotato di grandi doti naturali e di una musicalità innata che lo hanno portato ad apprendere l’utilizzo della chitarra da autodidatta; lo stesso ha imparato a leggere la musica attraverso le lezioni del grande maestro Giuseppe Agostinelli, con il quale si è espresso per trent’anni, dal 1980 al 2010, nella polifonia e nella musica corale dei più importanti autori classici, compiendo tournées in Europa e in America, sia del Nord che del Sud. Nel 2010 è stato coinvolto da Vinicio Capossela nella compilazione del doppio disco “Marinai e profeti”, che ha avuto un grande successo, e con il maestro ha effettuato tournées in tutta Italia, esibendosi anche al Teatro dell’Opera di Roma con il coro “Gli Apocrifi”; tuttora fa parte di diversi cori.

 Il nostro ospite ha iniziato con una breve introduzione sulla storia della canzone napoletana, seguita poi dall’esecuzione di ben undici brani, da quelli del XVI secolo a quelli più conosciuti e famosi dell’Ottocento e dei primi del Novecento, preceduti ognuno dalla spiegazione del contesto da cui è scaturito e dall’intera lettura del testo in italiano. I brani in programma sono stati: “Fenesta vascia” di Anonimo del XVI secolo, “Saccio ’na cosa” di Orlando di Lasso (1582), “Si fusse Ciaulo e tu” di Orlando di Lasso (1582), “Quanno nascette Ninno” di Sant’Alfonso Maria De Liguori (1754), “I te vojo bene assaje” di Filippo Campanella e Raffaele Sacco (1839), “Era de maggio” di Salvatore di Giacomo e Pasquale Cosa (1885), “Marechiare” di Salvatore di Giacomo e Francesco Paolo Tosti (1886), “Catarì” di Salvatore di Giacomo e Pasquale Cosa (1892), “O marinariello” di Salvatore Gambardella e Gennaro Ottaviano (1893), “Palomma ‘e notte” di Salvatore di Giacomo e Francesco Bongiovanni (1906) e “A vucchella” di Francesco Paolo Tosti e Gabriele d’Annunzio (1907).

 Il pubblico ha ascoltato in assoluto silenzio ogni parola ed ogni brano eseguito, mostrando grande attenzione e condivisione emozionale. Complice dell’atmosfera è stato lo scenario impareggiabile del pergolato con fontana e con vista sul mausoleo di Cecilia Metella e la chiesa di S. Sebastiano sull’Appia Antica. Buona la cena, con l’aperitivo, i frittini e gli affettati prima dell’esecuzione e con un ottimo primo ed il gelato con le fragole dopo. Un brindisi finale ha suggellato la bella serata e accompagnato gli amichevoli auguri per una buona estate.

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